Pubblichiamo, in attesa delle notizie ufficiali del gruppo sulla candidatura ai Grammy, la recensione comparsa su www.debaser.it, del nostro affezionato recensore Conte Luca Gandolfo Primiballi del Castellaccio: ecco a voi, amate squirtonazze.
attendiamo i vistri commenti umidi.
"Evidentemente qualcuno legge quello che scrivo. Eh sì...perché se nella mia posta mi trovo una bella cartella con 10 mp3 e una copertina di una banda di perfetti sconosciuti con la dizione "prego recensire senza pieta'", questo può solo voler dire che qualcuno legge. E che qualcuno, ovviamente, suona.
Ed è del senso e del valore delle cover che stiamo parlando. Sì, perché Le Piciarle, gruppo di non si sa dove formato da non si sa chi, titolare di un vivacissimo quanto incomprensibile blog (lepiciarle.blogspot.com), è apparentemente solo un gruppo di cover che sa divertirsi suonando. Hanno un repertorio che apparentemente spazia nelle ultranote note del Liga, di Vasco, di Bowie, degli U2 e degli Stones, con tanta libidine e senza alcuno svolazzo pindarico. Anzi: le approsimazioni non si contano, la registrazione, in diretta evidente, è sì stereo ma nulla più, il cantante, che parrebbe avere anche una voce decente, sembra cantare nella cantina di fianco allo studio/palco che sia, dal momento che un'altra cosa che non si capisce è se i ragazzi siano in studio (sulla qualità del quale sorvoleremmo volentieri, nel caso) o siano in un locale. La seconda ipotesi nasce dall’apparente presenza di un pubblico che pare un po' posticcio e un po' troppo d'oltreoceano.
Dunque con ottime (quasi certe) probabilità che si tratti di un'aggiunta di post-produzione (volendo usare un parolone del tutto improprio...).
Ma un'aggiunta del genere può avere solo 2 ragioni: o questi sono degli imbecilli integrali che per autoesaltarsi si registrano e s’aggiungono il pubblico, raggiungendo invidiabili vertici di tristezza, oppure sono fondamentalmente dei goliardi veri, teoria che parrebbe essere la più plausibile alla luce di alcuni dati.
Innanzitutto altri “rumori” aggiunti alla fine di un paio di brani: una donna che gode (un po’ troppo a lungo…estratto di un sano pornazzo…???) e un esplicitissimo sciaquone da vater….
Dunque dei pazzi che fanno cover, probabilmente per divertirsi e basta, cosa che sembra evidente soprattutto dall’ultima traccia, riportata nella track list (chiamiamola così…) come “Bepadula” ma che evidentemente è una “Be Bop A Lula” (si scriveva così…in effetti…?) divertitissima, urlata, sgangherata e piena di Nandi Mericoni che awanaganeggiano a vanvera, creando di fatto un risultato davvero divertente.
Musicalmente parlando alcune cose sono buone (bello il “tiro” su “Deviazioni-Fegato Spappolato”, con pregevole solo di chitarra, e nei brani “Stones”, e quasi perfetta “One”…o almeno migliore dell’autodevastante versione degli U2 con l’unica cantante di colore stonata che la storia ricordi…).
Abbastanza orrenda “Hai Un Momento Dio”, giustamente interrotta a metà col (finto) pubblico che protesta (fintamente).
Per il resto la copertina e le note della medesima sono piene di riferimenti quasi incomprensibili per chiunque, salvo per chi abbia la pazienza di andare a ravanare nel divertentissimo blog, stracarico di post, ciascuno con almeno un centinaio di commenti. Goliarda e volgarissimo, comprensibile solo a tratti, ma decisamente ben fatto e, ripeto, divertente. Sfogliando le moltissime pagine (il blog ha più di un anno) si trovano anche molti riferimenti alla tartaruga del titolo, uno più incomprensibile dell’altro.
Nella mail d’accompagnamento mi scrivono che il disco (chiamiamolo così…) è scaricabile da e-mule, copertina compresa, digitando “piciarle”, ma anche “vasco”, “ligabue” o “stones”, e che non v’è altra via di commercio ufficiale né ufficiosa.
Opera inutile ? Senza ombra di dubbio sì. qualitativamente modesta: probabilmente sì. ma è il senso di certe cose, quello che conta. Ed è bello vedere che c’è gente che usa ancora la musica, quella fatta e suonata, masticata, vera, da cantina, per fare una delle tante cose a cui può servire: divertirsi.
Nel senso pieno ed etimologico del termine.
Se mi fanno sapere chi sono e non son dall’altra parte dell’Italia, una sera vado a farci quattro note, và…"